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novamont roma materbi

ROMA- 03-07-2019 - Sono stati presentati a Roma i risultati di una serie di studi scientifici condotti in parte nei laboratori di Novamont e in parte in altri enti di ricerca, circa la biodegrabilità marina del Mater-Bi. Gli studi, coordinati da Francesco Degli Innocenti, responsabile della funzione Ecologia dei Prodotti e Comunicazione Ambientale di Novamont, sono stati articolati su 3 ambiti: la biodegradabilità intrinseca marina (laboratori Novamont), la disgregazione in ambiente marino (Hydra) e l’ecotossicità rilasciata nei sedimenti per effetto della biodegradazione (Università di Siena) di sacchetti frutta/verdura realizzati in Mater-Bi.
I materiali plastici in Mater-Bi sono stati analizzati applicando dei nuovi test di biodegradazione standardizzati a livello internazionale. I prodotti sono stati saggiati utilizzando la metodologia dello standard UNI EN ISO 19679:2018 (Materie plastiche - Determinazione della biodegradazione aerobica di materiali plastici non fluttuanti nell'interfaccia acqua di mare/sedimento sabbioso - Metodo mediante analisi del diossido di carbonio).Le prove eseguite dai ricercatori dei laboratori Novamont, alcune delle quali verificate all'interno del programma pilota della Commissione Europea "Environmental Technology Verification", hanno mostrato che il Mater-Bi esposto a microorganismi marini si comporta in modo simile, per livello e tempistiche, ai materiali cellulosici (es. carta). Il Mater-Bi raggiunge alti livelli di biodegradazione, sostanzialmente uguali a quelli raggiunti dalla carta usata come materiale di riferimento, in un periodo di test inferiore ad un anno. Infine, è stato dimostrato che la velocità di biodegradazione aumenta al diminuire delle dimensioni delle particelle sottoposte a test. Questo significa che il Mater-Bi non rilascia microplastiche persistenti, in quanto biodegradabili completamente nel giro di 20-30 giorni, come richiesto dalle linee guida dell'OCSE. Sono inoltre stati fatti esperimenti di disgregazione in ambiente marino,  da Christian Lott, ricercatore dell’istituto tedesco di ricerca e documentazione di biologia marina Hydra Marine Sciences GmbH nella base all’Isola d’Elba dell’istituto; sull'ecotossicità ( indagini, condotte da Maria Cristina Fossi e Silvia Casini nel laboratorio Biomarkers e Impatto Plastiche del Dipartimento di Scienze Fisiche della Terra e dell’Ambiente dell’Università degli Studi di Siena). Tutte queste analisi sono state possibili grazie alle attività pionieristiche introdotte dal consorzio di ricerca Open-Bio presieduto da Ortwin Costenoble dell'Istituto di standardizzazione olandese NEN e finanziato dalla Commissione Europea, che ha messo le basi per lo sviluppo dei metodi di prova marini e la successiva standardizzazione.
“Se vogliamo affrontare in modo serio e concreto le sfide ambientali e sociali complesse che abbiamo davanti dobbiamo ragionare in termini di valore più che di volumi, in una logica di economia circolare con al centro la qualità del suolo e dell’acqua” dichiara Catia Bastioli, amministratore delegato Novamont.

 

 

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