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moglie djalali

NOVARA/VERCELLI -06-07-2018 - Vida Mehrannia,

moglie del ricercatore iraniano Ahmadreza Djalali accusato di spionaggio e recluso nel carcere di Evin, nei sobborghi di Teheran, dall’aprile del 2016,  ha incontrato il Rettore dell’Università del Piemonte Orientale Cesare Emanuel. Il marito era stato membro del Crimedim, il Centro di Ricerca dell'Upo specializzato in medicina d'emergenza e medicina dei disastri. All’incontro hanno partecipato i suo più stretti collaboratori del membro del Crimedim, il prf. Francesco Della Corte e il dottor Luca Ragazzoni, accompagnati da Elena Ferrara, già senatrice della XVII Legislatura. "Ho voluto venire qui oggi – ha detto Vida Mehrannia – poiché sento il bisogno di ringraziare l’Università, le comunità che la ospitano, il suo Rettore e tutte le persone, come i suoi ex colleghi e come la senatrice Ferrara, che dall’Italia e con ogni mezzo sono stati vicini ad Ahmad e alla mia famiglia in questi mesi lunghissimi. Sebbene nell’ultimo periodo riusciamo a comunicare telefonicamente con Ahmad quasi tutti i giorni, le sue condizioni di salute restano molto precarie e non ci è concesso di incontrarlo. Ha difficoltà a curarsi – ha continuato Vida – e vive con altri otto detenuti in uno spazio limitato; allo stato attuale non ci è stata fornita alcuna prova reale che dimostri le accuse che gli sono rivolte". Il Rettore Cesare Emanuel ha espresso la vicinanza di tutto l’Ateneo alla famiglia Djalali. "Siamo tutti convinti dell’innocenza di Ahmad e l'Upo continuerà a opporsi con forza e con ogni mezzo consentito a questa situazione inaccettabile, proseguendo una battaglia di libertà al fianco delle istituzioni italiane e sovranazionali per fare in modo che anche a Djalali vengano garantiti un giusto processo e le cure sanitarie di cui ha estremo bisogno". "Sono profondamente convinto – ha detto  Della Corte – che Ahmad sia vivo e possa ancora lottare grazie alla mobilitazione internazionale che, dall’UPO, ha coinvolto il mondo della politica, della ricerca accademica, di Amnesty International e le svariate migliaia di cittadini che hanno sostenuto e sostengono la campagna #saveahmad. Di certo non ci fermeremo proprio ora".

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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