
NOVARA-05-05-18-Finito a processo con l’accusa di tentata concussione, assolto dirigente medico in servizio, all’epoca dei fatti, al reparto di Otorinolaringoiatria dell’Ospedale Maggiore di Novara ma autorizzato ad esercitare anche in regime di intramoenia. Per l’accusa, il medico M.P., 47 anni, difeso dall’avvocato Massimo Mussato del foro di Vercelli, prospettando lunghi tempi d'attesa aveva “indirizzato” i pazienti verso gli interventi privati, quindi non coperti dalla mutua. Tutta la vicenda era nata non già da una denuncia quanto piuttosto da un’ispezione dei Nas che avevano “sentito” alcuni pazienti riscontrando, a supporto delle loro ipotesi, tre casi (due interventi di tonsillectomia ed uno di setto plastica) sui quali poi si è fondata l’accusa. “Per gli interventi su tonsille e adenoidi c’è una lista d’attesa di sei mesi che si allunga a un anno per quelli di setto plastica - aveva detto in aula il medico - Tutto in base ad una tabella regionale, ai punti C e D, basata su classi di priorità. All’epoca facevo interventi in regime privato anche presso la casa di cura dell’Ospedale Maggiore con tempistiche d’attesa inferiori, pari a un mese, un mese e mezzo. Quando un paziente manifestava l’intenzione di essere operato privatamente chiamava lui stesso la casa di cura e la caposala fissava l’appuntamento in base sia alla disponibilità di posti letto sia alla mia per effettuare l’intervento. Non ho mai insistito per operare in casa di cura: quando, di fronte ai tempi d’attesa, i pazienti mi chiedevano se operassi da qualche altra parte rispondevo che operavo anche lì. In quel periodo ho fatto 30 interventi nel privato e 500 nel pubblico”. Per lo stesso pubblico ministero “non c’è prova di pressioni per convincerli ad essere operati da lui in clinica o in studi privati” e aveva concluso con la richiesta di assoluzione. “Non forzava le scelte dei pazienti - aveva ribadito il difensore - Nessuno ha riferito di sentirsi forzato, prospettava semplicemente quelle che erano le reali tempistiche d’attesa e le alternative percorribili tra pubblico e privato, sempre all’interno della stessa struttura ospedaliera”. Il Tribunale l’ha assolto.


