NOVARA-18-04-2018- Due anni e mezzo
di reclusione ciascuno: questa la richiesta di condanna formulata dal pubblico ministero Marco Grandolfo nei confronti di una coppia di coniugi, lui quarantenne vercellese, lei poco più che trentenne di nazionalità dominicana, che, secondo l’impianto accusatorio, avevano preso in affitto un appartamento in un condominio di Novara e poi avrebbero sub affittato un locale dove “lavoravano” un transessuale e una donna di nazionalità colombiana che in cambio del locale avrebbero pagato metà dell’affitto. Erano stati i residenti del palazzo a chiamare i carabinieri nel maggio di tre anni fa. “Ero andata a trovare la mia amica (l’imputata, ndr) – ha detto la donna colombiana in aula – In quegli anni avevo un amico, una relazione, e mi incontravo lì con lui un paio di volte alla settimana. Non mi prostituivo, lui non mi pagava, mi dava dei soldi per aiutarmi”. Una relazione clandestina che la donna, così ha sostenuto davanti ai giudici, voleva tenere nascosta alla sua famiglia; per questo motivo era ricorsa all’aiuto dell’amica che, a suo dire, le concedeva di trovarsi in quell’appartamento per i suoi incontri clandestini. “Soldi? No, non le davo dei soldi. Una volta sola le ho dato qualcosa per pagare le bollette perché stava attraversando un momento di difficoltà”. Ma per il pubblico ministero nessun dubbio: “Credo che l’istruttoria abbia delineato sia la locazione che la sub-locazione, sia l’attività di sfruttamento della prostituzione” ed ha concluso con la richiesta di condanna a 2 anni e sei mesi ciascuno. Per le difese (avvocati Alessandro Brustia e Andrea Crola, per la donna, Massimo Barbero per l’uomo) nessuna prova dell’attività di sfruttamento della prostituzione. Si torna in aula a giugno per la sentenza.


