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tribunale novaraNOVARA-12-04-2018-“Quella sera era

venuta a casa mia per chiedere ospitalità perché il marito prima l’aveva picchiata e poi  cacciata da casa. Non era la prima volta che succedeva. Solo che quella sera lui è arrivato ha rotto la porta di casa mia, è entrato brandendo un coltello dicendo che voleva ammazzarla”. Con passo deciso era entrato e si era diretto verso un locale, solo l’intervento dell’uomo che l’aveva ospitata e di suo fratello, che quella sera si trovava nell’abitazione, aveva impedito che la situazione si trasformasse in qualcosa di peggio. “L’abbiamo fermato e abbiamo chiamato i carabinieri”. Già un’altra volta lui, al culmine della rabbia, aveva raggiunto l’abitazione di quei conoscenti, suoi connazionali, dove la moglie aveva trovato rifugio per sfuggire alle sue ire. E anche  “quella volta aveva un coltello ma non l’aveva mostrato. Aveva aggredito la moglie, l’aveva colpita a un occhio e avevamo dovuto chiamare l’ambulanza”. La situazione, da quanto emerso dal racconto fatto in aula – l’imputato non era presente - probabilmente si trascinava da tempo, anche perché la donna  si era rivolta ai conoscenti anche in altre occasioni “ma non l’avevamo accolta, solo quelle due volte perché ci era sembrata veramente spaventata ed era in lacrime”. Si torna in aula a novembre quando la parola passerà all’accusa e alla difesa.

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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