NOVARA-30-03-2018-"Sì, avevo preso
in affitto quell’appartamento tramite un’agenzia, ma non ci ho mai abitato. Un paio di giorni dopo che avevo firmato il contratto d’affitto la casa fu chiusa". Si è difesa così, davanti ai giudici la donna di nazionalità cinese chiamata dalla procura di Novara a rispondere dell’accusa di aver gestito una casa di appuntamenti in città. "La casa - ha aggiunto - l’avevo trovata in quell’agenzia dove mi ero recata insieme a un mio amico cinese (la donna non parla italiano tanto che al processo è presente un’interprete, ndr); so che era di proprietà di un mio connazionale cinquantenne. Ma di quelle donne che lavoravano lì non so assolutamente nulla". L’appartamento, in una zona periferica di Novara fu scoperto dai carabinieri nella primavera del 2015 anche in ragione del fatto che molti residenti della zona si erano rivolti alle forze dell’ordine per segnalare quel sospetto andirivieni di persone a tutte le ore del giorno e della notta. "Quando arrivammo - aveva detto uno dei militari che quella mattina di giugno si erano presentati alla porta - ci aprì una donna in abiti succinti". "Avevo chiamato i carabinieri - aveva detto in aula uno dei coinquilini - perché la sera prima verso le 22.30 qualcuno aveva suonato al mio campanello. Io ero già a letto, mi sono spaventato e mi sono alzato per vedere chi fosse; ho visto una persona che subito dopo aver suonato da me, suonava il campanello di quell’appartamento di fronte al mio". In quegli anni i carabinieri di Novara con un paio di operazioni avevano scoperto, e poi chiuso, quasi tutti i centri massaggi orientali, all’interno dei quali avevano scoperto che in realtà si gestiva un giro di prostituzione, e numerosi appartamenti "privati".


