
NOVARA-03-03-2018-Si chiuso con sentenza di assoluzione, per alcuni reati, e non doversi procedere, per altri capi di imputazione, il processo che vedeva sul banco degli imputati tre uomini (padre e due figli) all’epoca dei fatti ai vertici di un’azienda di autotrasporti con sede nel novarese, e una quarta persona, dipendente della ditta. Le accuse che, a vario titolo, la procura contestava loro erano quelle di violazione delle leggi sull’immigrazione, maltrattamenti e falso, mentre al dipendente dell’azienda veniva contestata solo l’accusa di falso relativa a un cronotachigrafo. Un processo lungo e complesso, complicato anche dal fatto che le parti offese, una trentina di autisti in prevalenza polacchi, che, stando a quanto aveva riferito in aula un finanziere che aveva svolto le indagini, venivano assunti in Polonia (all’epoca erano cittadini extracomunitari) ma lavoravano nell’azienda del novarese, nel corso degli anni sono tornati in patria e non si sono mai presentati in Tribunale a testimoniare. La vicenda era esplosa nel 2006 quando in Francia, nel corso di un’operazione erano stati fermati e trovati austisti che lavoravano anche più di dodici ore al giorno. Da quell’inchiesta si staccò un filone di indagine sul novarese; alla base dell’inchiesta, di cui se ne occupò la Guardia di Finanza, una segnalazione “per violazioni di norme tributarie” e in quel contesto emersero le condizioni in cui lavoravano gli autisti che “alloggiavano all’interno in condizioni igieniche precarie e degradanti pare che i locali non fossero addirittura riscaldati”. Il pubblico ministero aveva chiesto sentenza di non doversi procedere per il dipendente dell’azienda e pene comprese tra i 6 e i 2 anni per gli allora vertici della società. Avviato quattro anni fa il processo novarese, per fatti che risalgono a più di dieci anni fa, si è chiuso solo nei giorni scorsi con l’assoluzione per due capi di imputazione e non doversi procedere per altri quattro.


