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giustizia legge

NOVARA-24-02-18-“All’inizio era una famiglia come tante altre, poi a partire dal 2013 i rapporti tra loro si erano incrinati perché lei temeva che lui la tradisse. In un’occasione infatti aveva trovato dei capelli di donna sui suoi vestiti e scoperto delle conversazioni che l’avevano fatta insospettire. Lui non si è mai arreso al fatto che lei l’avesse lasciato, mi raccontava che la chiamava frequentemente e le mandava anche messaggi supplicandola di tornare insieme. Era incontrollabile”. A parlare in aula un’amica della donna che si è costituita parte civile al processo contro l’ex compagno, 58 anni originario del verbanese, finito davanti al giudice con l’accusa di stalking. Che lui conoscesse tutti gli spostamenti dell’ex compagna lo aveva dichiarato in aula la stessa donna. “Una sera – aveva detto – ero in discoteca con alcune mie amiche e sul cellulare di una di loro era arrivato un messaggio: “Dille che so che è in discoteca e che tra un’ora sono lì. Se scopro che frequenta qualcuno..”; un’altra volta invece ero a casa di una mia amica e lui mi ha mandato un sms con scritto “so dove sei”; lui voleva tornare a casa. Mi pedinava anche, si faceva trovare davanti al mio posto di lavoro, creando non pochi problemi e poi mi aspettava sotto casa. In quegli anni frequentavo le scuole serali, rientravo a casa tra le 11 e le 11 e mezza e me lo trovavo lì, seduto in auto. Così per due sere la settimana e per tre mesi di fila. Ogni volta la stessa storia: scendeva dalla macchina e mi chiedeva di poter salire in casa, di tornare a vivere tutti insieme”. “Una volta – ha poi detto in aula l’amica – ho visto che le aveva dato uno schiaffo e già allora le avevo suggerito di denunciarlo ma lei non voleva perché c’era un figlio di mezzo”. Si torna in aula a fine marzo: in quella udienza verrà ascoltato l’imputato.

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