NOVARA -15-02-2018- Dall'analisi
dell’attività investigativa condotta dalla squadra mobile di Novara nell’ultimo anno è emerso che si sono verificati differenti episodi di simulazione di reato che hanno visto come protagonisti cittadini italiani. Dalla Questura si sottolinea che i motivi che spingono queste persone a denunciare falsamente la commissione di fatti di reato sono spesso legati a situazioni di disagio familiare o socio-economico. A dicembre un uomo italiano aveva denunciato di essere rimasto vittima di una rapina dopo essersi fermato a prestare soccorso ad una persona rimasta con l’automobile in panne. Aveva raccontato che, una volta sceso dall’auto era stato colpito violentemente alla nuca, aveva perso in sensi e al suo rinvenimento aveva constatato la sparizione della sua auto, del cellulare e del denaro che aveva con sé. Le indagini condotte dalla squadra mobile, concluse pochi giorni fa, hanno evidenziato numerose incongruenze: l'uomo, messo alle strette, ha confessato di aver tentato il suicidio mettendosi alla guida imbottito di sonnifero e di alcolici, di essersi ritrovato a piedi senza automobile e di non ricordare nulla. Un altro episodio è avvenuto ad ottobre: anche in questo caso un uomo ha raccontato di essere stato aggredito e derubato da due cittadini nigeriani al convento di San Nazzaro della Costa. Anche in questo caso le indagini hanno rilevato che l'uomo aveva inventato sia l’aggressione, sia la rapina per non ammettere di aver perso tutto il denaro che aveva con sé ai videopoker. Sempre una falsa rapina è stata scoperta a dicembre: alla fine un ventenne ha confessato di aver agito per bisogno di denaro contante. Ad agosto, la falsa denuncia di una rapina a mano armata di un rappresentante di un’azienda artigiana orafa di famiglia: l'uomo aveva invece fatto sparire un campionario di gioielli del valore di circa trecentomila euro per frodare l’assicurazione.


