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toga avvocato

NOVARA-22-12-2017- Si è aperto la

scorsa settimana davanti ai giudici della Corte d’Appello di Torino il processo di secondo grado per due novaresi condannati, nel 2006 a Novara, a dieci anni e mezzo di reclusione per rapina e violenza sessuale ai danni di prostitute che, all’epoca dei fatti, lavoravano lungo la statale 32. Undici anni di attesa, per gli imputati e i loro difensori, prima di poter tornare in un’aula di giustizia. E di anni, dal momento dei presunti fatti, commessi nel 2000, al processo di primo grado, ne erano già trascorsi sei, per un totale di 17 anni. “Ma quanto è giusta una giustizia che arriva così tardi? – commenta il legale di uno dei due  – Gli imputati non sono le stesse persone di 17 anni fa; in particolare uno di loro da allora non ha più avuto problemi con la giustizia, lavora, si è fatto una famiglia ed è anche attivo nel sociale. E se una delle funzioni primarie della pena, almeno sulla carta, è la rieducazione del detenuto, che senso ha una condanna che porta inevitabilmente in carcere un soggetto che già è stato rieducato e si è costruito una vita? Ci sono margini di dubbio perché si possano limitare i danni di una giustizia comunque ingiusta”. Per l’accusa i due, nel lontano 2000, armati di pistola nell’arco di poco più di un mese, avevano rapinato almeno tre donne e violentato una di loro. Secondo quanto avevano riferito le vittime ai carabinieri i due arrivavano a bordo di un’auto, si avvicinavano con la scusa di una prestazione poi nelle mani di uno di loro compariva una pistola e sotto la minaccia di quell’arma le costringevano a consegnare il denaro. Le indagini che avevano portato i militari sulle loro tracce non erano state particolarmente complesse anche perché le donne avevano annotato il numero di targa di quell’auto e per gli investigatori risalire al proprietario non era stato particolarmente complicato; da lì ad identificare anche l’amico che lo accompagnava in quelle imprese era stato facile. La scorsa settimana davanti ai giudici del secondo grado il procuratore generale ha chiesto l’assoluzione dall’ipotesi di reato di violenza sessuale (la donna che aveva denunciato il fatto si era poi resa irreperibile) e la condanna a 7 anni per le rapine (tre quelle contestate ai due imputati). Sentenza a marzo.

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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