NOVARA -21-12-2017-Erano da poco

passate le 20.30 del 28 settembre di cinque anni fa quando, dopo dieci ore di camera di consiglio, il tribunale di Novara pronunciò la sentenza per le 23 persone finite a processo nell’inchiesta “Poker d’Assi” che era culminata nel 2006 con la chiusura di alcuni locali a “luci rosse” nell’aronese. Diciannove le sentenze di condanna, cinque a carico di  gestori, dipendenti e collaboratori dei locali, e14 delle quali a carico di altrettanti esponenti delle forze dell’ordine, tra carabinieri e poliziotti all’epoca dei fatti in servizio tra Arona e Romagnano Sesia; due le assoluzioni e due i non doversi procedere. Condanne comprese, tra 1 anno e 10 mesi e 7 anni e 4 mesi (per gli esponenti delle forze dell’ordine, tra 1 anno e 10 mesi e 5 anni e 3 mesi). A cinque anni di distanza si è aperto nei giorni scorsi a Torino, davanti ai giudici della prima sezione penale della Corte d’Appello, il processo di secondo grado. Applicato a Torino lo stesso sostituto procuratore, Ciro Caramore, che in primo grado sostenne l’accusa, che ha chiuso la requisitoria con la richiesta di aggravamento delle pene, senza entrare nello specifico delle singole posizioni, e, in subordine, la conferma della sentenza emessa dai giudici novaresi. Il processo di primo grado era durato un paio d’anni e aveva visto sfilare in aula moltissimi testimoni tra clienti e dipendenti dei locali finiti al centro dell’inchiesta, all’interno dei quali per l’accusa si esercitava l’attività di prostituzione, fatto del quale, sempre secondo l’impianto accusatorio, ne sarebbero stati a conoscenza gli esponenti delle forze dell’ordine che invece avrebbero chiuso un occhio.  Ad appellare quella sentenza furono non solo i difensori, ma anche lo stesso pubblico ministero che aveva coordinato l’inchiesta e sostenuto l’accusa in tribunale a Novara. Già fissate altre due udienze, una a gennaio ed una febbraio, per le discussioni delle difese e sentenza.