1

toga avvocato

NOVARA-20-12-2017-Slitta al prossimo

16 gennaio l’udienza davanti al gup per Salvatore Stentardo, il 61enne novarese, chiamato a rispondere per la morte di Ida Lagrutta, la titolare del compro oro di corso Risorgimento morta in seguito all’aggressione subita nel suo negozio una sera di novembre di sei anni fa. Un delitto, quello di Ida Lagrutta, 45 anni, rimasto senza un colpevole per anni, fino a quando Stentardo, messo alle strette mentre già si trova in carcere per l’omicidio della pensionata di Oleggio (per il quale è stato condannato all’ergastolo in primo grado, sentenza confermata anche in Appello), confessa l’aggressione. Ora il nuovo difensore di Stentardo, avvocato Carla Montarolo del foro di Biella, ha chiesto i termini a difesa e il giudice ha rinviato; da quanto appreso Stentardo potrebbe ritrattare. Erano da poco passate le 19 del 18 novembre del 2011 quando  la donna fu aggredita all’interno del suo negozio, colpita violentemente al capo, da uno sconosciuto. Ricoverata in condizioni disperate,  morirà una decina di giorni dopo senza mai essersi ripresa dal coma. Nessun testimone, nessuna impronta utile, nessuna traccia del corpo contundente con il quale la donna era stata ripetutamente colpita alla testa e nessun fotogramma utile per le indagini, perché l’impianto di videosorveglianza del negozio era stato distrutto dall’aggressore prima di andarsene. Per cinque anni il suo assassino è rimasto senza un nome e un volto, poi la svolta: Salvatore Stentardo, 60 anni, già in carcere dal dicembre del 2015 per il delitto di Maria Rosa Milani (la pensionata 80enne uccisa a bastonate il 13 settembre del 2014  nel cortile della sua abitazione a cascina Calossa di Oleggio, delitto per il quale tre mesi dopo fu arrestato a Bologna) confessò anche l’aggressione alla gioielliera. I carabinieri erano arrivati a lui indagando proprio sull’omicidio di Oleggio. E nella cella dell’uomo erano state trovate alcune lettere nelle quali faceva riferimento ad un bottino nascosto, probabilmente, ipotizzarono, proprio quello della rapina al compro oro; lettere nelle quali c’erano alcuni riferimenti espliciti che lo collocavano sul luogo del delitto nel periodo in cui era avvenuto il colpo. 

 
 
 
 
 
 
 
 
 

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicità in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di più o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Se prosegui nella navigazione di questo sito acconsenti l'utilizzo dei cookie.