NOVARA-09-12-17-Si è chiuso con
una sentenza di condanna a 2 mesi, pena sospesa, il processo a carico di un quarantenne novarese chiamato dalla procura a rispondere delle pesanti accuse di sequestro di persona, violenza sessuale e violenza privata. A denunciarlo, un paio di giorni dopo quella movimentata serata, era marzo di due anni fa, era stata una ragazza, non ancora maggiorenne, ex fidanzata di un suo amico e anche amica sua. Quella sera era successo che lui, il quarantenne era uscito a festeggiare il suo compleanno con alcuni amici; “era stato proprio un mio amico a dirmi di andare in quel parcheggio per vedere se era vero che ci fosse la ragazza con un altro. E infatti l’avevo vista, in atteggiamenti inequivocabili; pensavo fosse ancora fidanzata con il mio amico e così li ho seguiti. Volevo solo portarla a casa”. I due, appartati in auto in quel parcheggio alla periferia della città, lo avevano visto arrivare in auto con alcuni amici e se n’erano andati subito. Ed era iniziato un inseguimento a velocità sostenuta lungo una delle principali arterie di accesso in città. “Ci ha inseguito – aveva raccontato in aula la ragazza - e dopo aver costretto il mio amico a fermare l’auto, si è avvicinato, ha aperto la portiera mi ha presa per un polso, mi ha fatto scendere e salire sulla sua. Non mi trascinata, non mi ha costretta; ma io mi sentivo come minacciata, ero lì, in mezzo alla strada, di sera. Poi è iniziata una corsa folle, andava a una velocità pazzesca. Io ero seduta davanti e dietro c’erano altri due suoi amici. Dopo una mezz’oretta circa mi ha riportata a casa. Si è fermato davanti al mio cancello. E’ sceso, mi ha seguito, mi ha bloccata contro il muro e poi, appoggiandosi a peso morto su di me mi ha baciata sul collo tenendomi abbracciata stretta”. “Le volevo bene – aveva ribadito lui - La consideravo come una figlia – Non le ho fatto niente: le ho semplicemente detto di salire sulla mia macchina che con quel comportamento poteva dare adito a considerazioni poco piacevoli sulla sua moralità”. L’aveva portata fin sotto casa poi, dopo averle dato tre baci sul collo, se n’era andato. Lei non era andata subito a casa, quando lui con i suoi amici se n’era andato, era andata a casa di un amico. “Io non volevo chiamare i carabinieri – aveva detto – Lo conoscevo bene, conoscevo anche sua moglie ed ero stata a pranzo anche a casa loro”. Ma poi due giorni dopo lo aveva denunciato e l’uomo, difeso dall’avvocato Maria Teresa Bizzozero, è finito davanti al collegio per rispondere di quelle pesanti accuse. I giudici lo hanno assolto dall’accusa più grave, quella di violenza sessuale e, ricompreso nel reato di violenza privata quello di sequestro di persona, lo hanno condannato a due mesi con la sospensione condizionale della pena.


