
VCO/NOVARA - 29-03-2023 -- Morire di lavoro, l'indignazione ad ogni "morte bianca" che ci rimanda la cronaca sale sempre un po' di più. L'accordo è unanime: non si può morire per procurarsi il pane quotidiano, non si può morire per mancanza di sicurezza. Eppure gli incidenti mortali, nella loro intollerabile gravità, rappresentano solo la punta un iceberg poiché, riferiscono i dati, la principale causa di morte di origine occupazionale, sono le malattie professionali. Non fanno notizia, non entrano in cronaca e perciò non se ne parla, e anche i dati, come vedremo, sono discordanti. A portare il fenomeno al centro dell'attenzione è la Cisl del Piemonte Orientale che ha organizzato un convegno per mercoledì 5 marzo al Castello di Novara. "È una una questione di giustizia ma anche di prevenzione" contattato telefonicamente, il segretario organizzativo di Cisl Piemonte, Orientale Iginio Maletti, così sintetizza i motivi della giornata. Il punto di partenza sono i dati, cifre che discordano profondamente. Da un lato c'è quello che afferma L'EU-OSHA, l'agenzia d'informazione dell'Unione europea in materia di sicurezza e salute sul lavoro; dall'altro ci sono i dati dell'Inail. "Facciamo un esempio, il riferimento è solo al Piemonte ma posso dire che la situazione è simile in tutta Italia - permette Maletti -. Relativamente al tumore al polmone di origine professionale, l'OSHA parla di 381 casi, l'Inail ne rileva solo 21. L'OSHA è una fonte autorevole - aggiunge il sindacalista - . Dobbiamo forse dire che ha sbagliato? E pure se avesse ecceduto, la discrepanza è davvero eccessiva e questo significa una sola cosa, che ci sono malattie professionali non riconosciute, che ci sono famiglie che piangono morti senza che nessuno le abbia in qualche modo risarcite. Ma esempi se ne possono fare molti altri. Vogliamo parlare del tumore alla vescica? OSHA in Piamonte ne rileva 48, l'Inail solo 26. E poi abbiamo tutte quelle malattie professionali che pur non conducendo alla morte incidono profondamente sulla qualità della vita: disturbi muscolo scheletriti, stress e disturbi mentali, malattie della pelle, malattie professionali da agenti chimici. Le malattie professionali rappresentano un serio problema economico e sociale, ma se ne parla davvero troppo poco".
Chiaramente il sindacato continua a dare spazio anche al problema degli infortuni sul lavoro: "I numeri sono sempre da vergogna - chiosa Maletti - perchè anche in questo caso non si parla di tutti quei lavoratori che non perdono la vita ma che rimangono segnati a vita. È vero che grazie alla legge 626 sulla sicurezza gli infortuni sono diminuiti, ma negli ultimi 20 anni ci siamo fermati, non riusciamo ad andare oltre. Il risultato è che in Italia contiamo ancora tre morti al giorno di media, inaccettabile".
La questione sia relativamente a malattie professionali e sia agli infortuni è alquanto complessa, un esempio chiaro sono proprio le discrepanze numeriche tra quello che rileva l'agenzia europea e quanto riporta Inail, provocata da un uso di parametri diversi: "Dobbiamo affrontare concretamente il problema - conclude Maletti - si può fare, abbiamo delle proposte che porteremo al convegno di Novara".
Antonella Durazzo


