NOVARA-11-11-17-Nessuna minaccia, tantomeno con il coltello, nessuna aggressione e nessun sequestro: insulti, sì, tanti; le chiavi della macchina gettate nelle acque del canale? “Si, quelle sì; per rabbia le ho prese e le ho buttate via”. Oggetti danneggiati? “Faceva parte di un gioco erotico”. Ha negato tutti gli addebiti la giovane donna, di nazionalità albanese, finita a processo con l’accusa di aver aggredito e rapinato un cliente una sera di ottobre di quattro anni fa. Lui, sessantenne novarese, quando era stato ascoltato in aula aveva raccontato di una sorta di incubo iniziato subito dopo averla incontrata in un parcheggio. “La conoscevo perché ero stato sporadicamente suo cliente - aveva detto - Quella sera le ho proposto di andare a casa mia per mangiare un boccone e bere un bicchiere di vino; non volevo avere un rapporto, non avevo soldi perché quel giorno avevo già dovuto far fronte ad altri pagamenti”. E lei a quel punto, secondo quanto aveva denunciato lui, sarebbe diventata una furia: prima l’aveva insultato, poi aggredito colpendolo con una bottiglia e con un posacenere, poi lo aveva minacciato con un coltello e costretto ad andare al bancomat a prelevare la somma “perché aveva perso il guadagno della serata”. “Ma non potei prelevare perché avevo già superato la soglia giornaliera” ha raccontato lui e lei aveva perso staffe: gli aveva preso, e quindi lanciato nelle acque di un canale vicino, le chiavi della macchina. Poi se n’era andata, avviandosi a piedi verso il parcheggio dove lui l’aveva incontrata e dove c’erano alcune sue “colleghe”, ascoltate anche loro nel corso del dibattimento. “Ero con lei in quel parcheggio - ha infatti raccontato un’altra - E’ arrivato in auto, lo conoscevo anch’io perché avevo avuto un incontro tempo prima. Ha chiesto se fossimo disponibili tutte due ad andare a casa sua, ci ha chiesto il costo della prestazione e poi ha deciso di andare solo con lei. Dopo un po’ l’ho vista arrivare a piedi, piangeva, diceva che aveva fatto un “casino” perché lui non voleva pagarla. Anche con me aveva fatto così: dopo l’incontro mi aveva lasciato in pegno un orologio dicendomi che sarebbe andato a prelevare la somma. Ma non è più tornato”. Si torna in aula a maggio per la discussione.


