NOVARA -05-11-2017- “Quelle cose non
erano nascoste, erano ritirate nei cassetti, in cucina, in camera da letto. Quando sono arrivati i carabinieri hanno frugato dappertutto, hanno preso anche una collana di perle che aveva al collo la mia compagna e anche delle penne Montblanc che avevo acquistato a un mercatino. Sono vent’anni che giro per i mercatini perché colleziono degli oggetti. Si, anche orologi e anche banconote, monete, assegni che non hanno alcun valore economico”. Si è difeso così un quarantenne di origine polacca ma nato in Italia, a processo, insieme al padre, al fratello e alla compagna, con l’accusa di ricettazione. A loro i carabinieri di Novara erano arrivati a conclusione di indagini complesse avviate dopo alcune denunce per furto. E in casa sua, in quella del padre e del fratello (abitano tutti in un cascinale nel novarese) avevano sequestrato parecchi oggetti. “Hanno preso anche la collana di corallo che mia mamma porta al collo da almeno 30 anni; guardi (rivolto al giudice), ho portato una fotografia di mia mamma all’epoca della prima comunione di mia sorella e come vede ha la collana”. Nella precedente udienza era stata ascoltata la figlia di una novarese che aveva subito un furto ingente e che aveva fatto denuncia. “Avevamo messo tutte le nostre cose di valore, gioielli ma anche orologi, in cassaforte a casa di mia mamma, che in quel periodo era via. Era la vigilia, o l’antivigilia del Natale del 2009, andai a casa sua per i soliti controlli. Aprii la porta e trovai un disastro, tutta la casa era a soqquadro. Avevano fatto saltare la cassaforte ed era sparito tutto quello che c’era custodito, tra cui una croce con diamanti, un solitario, diverse collane e braccialetti, anche un paio di collane di ambra, e poi tre orologi, di cui, uno, da uomo, del valore di 10mila euro”. Qualche tempo dopo una parte degli oggetti rubati furono ritrovati ma quasi irriconoscibili perché “erano ridotti a pezzettini”. “Quando fummo convocati dai carabinieri mia madre riconobbe con certezza solo un orologio, quello da uomo, ma non potemmo rientrarne in possesso perché non riuscivamo a dimostrare, attraverso una prova d’acquisto, che fosse veramente nostro. Per il resto era tutto a pezzetti, anche le collane di ambra erano state rotte. Ne riconobbi un frammento per la particolarità della chiusura”. Si torna in aula a gennaio per l’ultimo teste e la discussione.


