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procura novara

NOVARA-04-11-17-Tentata estorsione: due anni di reclusione e 500 euro di multa ciascuno. Si è chiuso con questa sentenza il processo a carico di tre uomini, un novarese di 68 anni e due albanesi di 38 e 41 anni, difesi dagli avvocati Maria Criaco e Maurizio Gambaro. Il pubblico ministero aveva chiesto la condanna a 4 anni; le difese la derubricazione del reato da tentata estorsione a esercizio arbitrario delle proprie ragioni e quindi l’assoluzione. Tesi difensiva non accolta dal collegio che li ha condannati tutti e tre per tentata estorsione, disponendo la sospensione della pena solo per i due albanesi. La vicenda che ha portato i tre in aula risale a qualche anno fa e tutto ruota intorno ad un lavoro che la parte offesa (costituita parte civile con l’avvocato Michele Franzosi), un quarantenne elettricista novarese, aveva fatto nel bar gestito dal sessantottenne; nello specifico l’installazione di un impianto d’allarme. Un primo inghippo era sorto nell’immediatezza dell’ultimazione dei lavori, lo avevano chiamato lui, l’elettricista, era arrivato, aveva sistemato quel che non andava e se n’era andato. Ma pochi giorni dopo una nuova telefonata lo aveva “riconvocato” per un altro “problema”; lui però era fuori città per un corso, non appena rientrato si sarebbe fatto vivo. E così era stato. Ma quel giorno, stando al racconto dell’elettricista, non c’era stato nessun intervento quanto piuttosto qualcosa che lui, l’artigiano, mai si sarebbe aspettato.  “Dopo che ero entrato - aveva raccontato in aula - qualcuno abbassò la serranda e chiuse la porta a chiave. Dove c’erano le slot machine c’erano altre due persone. Subito mi è arrivato un ceffone, poi uno mi teneva, l’altro mi spintonava, mi volevano mettere un paio di forbici in un orecchio; hanno anche minacciato di amputarmi un piede con un’accetta. Diceva che gli avevano portato via l’incasso delle slot, 12mila euro e sosteneva che io dovessi restituire quei soldi. Ho avuto paura, ero intenzionato a cercare quella somma ma poi un mio amico mi disse “non cercare i soldi, denuncia quello che ti è successo”. In pratica, così almeno era emerso dal racconto,  una sera, nel bar erano entrati i ladri che avevano forzato le macchinette e avevano portato via gli incassi e l’impianto d’allarme non era entrato in funzione. L’elettricista, seguendo il consiglio dell’amico, prima era andato al pronto soccorso e poi in questura. 

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