NOVARA -25-10-2017- Come annunciato poche
ore dopo la notizia della decisione di un tribunale di Teheran di condannare a morte con l'accusa di spionaggio il ricercatore Ahmadreza Djalali, che ha lavorato all'Università del Piemonte Orientale a Novara nell'ambito della Medicina dei Disastri, la senatrice novarese del Pd Elena Ferrara, la senatrice a vita Elena Cattaneo ed il presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani, senatore Luigi Manconi, hanno presentato ieri un'interpellanza urgente al ministro degli Esteri Angelino Alfano. Il testo è stato sottoscritto da oltre un terzo dei senatori di tutti i gruppi parlamentari: restano meno di venti giorni per fare appello contro la sentenza di pena capitale. "Con il testo depositato, sostenuto trasversalmente da oltre centoventi colleghi, crediamo si rappresenti appieno l'urgenza dell'intervento che si richiede al nostro Governo - si legge in una nota diffusa - L'interpellanza ricostruisce la vicenda e la storia accademica di Ahmadreza Djalali che è stato docente e ricercatore in Medicina dei disastri presso varie Università europee, in Italia, in Svezia e in Belgio, sottolineando come le autorità iraniane stiano realizzando un processo alla conoscenza nella persona di un ricercatore il cui unico torto sembra l'essersi più volte rifiutato, come rivelato da un articolo di Nature del 23 ottobre scorso, di fare da spia per l'Iran nei confronti dei Paesi in cui svolgeva l'attività accademica". Con l'interpellanza urgente depositata si chiede, in particolare, di "conoscere quali iniziative il Governo italiano abbia adottato nei mesi scorsi, come dichiarato dal ministro degli Esteri Angelino Alfano e quali ulteriori passi intenda tempestivamente adottare alla luce dell'aggravarsi della situazione, sia attraverso la propria sede diplomatica, sia coinvolgendo le Istituzioni europee ed in particolare l'Alto Rappresentante dell'Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, per scongiurare l'esecuzione della sentenza di messa a morte e restituire alla libertà il dottor Ahmadreza Djalali.Un ricercatore recluso - prosegue la nota - e in predicato d'esecuzione è un fatto inaudito che deve essere vissuto dalla comunità degli Stati liberi al pari di un'aggressione al corpo diplomatico o ad un soldato in servizio di peacekeeping". (N.C)