NOVARA -24-10-2017- I colleghi dell'Università
del Piemonte Orientale di Ahmadreza Djalali, l'esperto di Medicina dei Disastri e assistenza umanitaria che aveva lavorato a Novara, condannato a morte in Iran con l'accusa di spionaggio, non si arrendono. Sulla pagina facebook ufficiale dell'Università hanno scritto: "Siamo prostrati per quanto sta accadendo, ma non ci arrendiamo. Abbiamo nuovamente sollecitato il Governo, il Parlamento, la Commissione europea, la diplomazia e abbiamo mobilitato il network internazionale di cui facciamo parte, affinché venga fatto tutto l’umanamente possibile per salvare la vita ad Ahmad". ll ricercatore, che dopo l'esperienza novarese si era trasferito in Svezia con la famiglia, era stato arrestato in Iran mentre si trovava nel paese per partecipare ad un convegno. (N.C)