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procura novaraNOVARA -23-10-2017- Tre fratelli, una

donna e due uomini di nazionalità albanese, a processo con l’accusa di sfruttamento della prostituzione di due ragazze, una, loro connazionale di 26 anni, l’altra, ventitreenne di origini romene. Era stata proprio la giovane albanese nella primavera di cinque anni fa ad andare alla polizia e raccontare quel che lei e una sua amica erano costrette a subire da qualche mese; secondo quanto aveva raccontato, i tre, che abitavano in un appartamento di Novara e che le avevano ospitate in casa loro, ogni giorno le accompagnavano in macchina sulla statale 32, dove avevano la “postazione di lavoro”, ma dopo averle fatte scendere dall’auto non si allontanavano, restavano in zona per controllare non solo che cecassero di fuggire  ma anche che svolgessero bene il loro lavoro. Poi, nel tardo pomeriggio, quando rientravano a Novara, le portavano a prostituirsi in città e alla sera, al rientro, venivano obbligate ad aprire borsette e portafogli per consegnare ai tre il denaro guadagnato. Denaro che, sempre secondo l’accusa, veniva chiesto dietro minacce e, in qualche occasione, anche violenze fisiche. Come quella volta, aveva raccontato la ragazza albanese, che lei aveva cercato di tenere per sé 100 euro, ma uno di loro aveva trovato quei soldi e l’aveva “punita” colpendola alla testa. Per quei fatti ora sono a processo una donna di 36 anni e i due fratelli di 29 e 24 anni, difesi dagli avvocati Paolo Mastrosimone e Sara Celestino. Assenti gli imputati, (che hanno sempre negato ogni addebito sostenendo non solo di non aver mai costretto le due a prostituirsi ma neppure di aver chiesto i loro guadagni) tornati pare nella loro terra d’origine, irreperibili le due ragazze, il processo si è aperto ed è stato rinviato a gennaio quando in aula dovrebbero essere ascoltati i primi testi per l’accusa.

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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