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tribunale novaraNOVARA -23-10-17- Prima la discussione,

poi un ceffone e infine spunta un coltellino e uno dei due resta a terra ferito, colpito a un fianco. Per quell’aggressione, avvenuta un giorno di dicembre di cinque anni fa dopo una banale discussione fra automobilisti, un quarantenne è finito a processo con l’accusa di lesioni ed è stato condannato a 1 anno e 2 mesi. Quel che era accaduto quel giorno lo aveva raccontato in aula il ragazzo che era rimasto ferito.  “Stavo  andando a San Pietro Mosezzo a lavorare con mio padre. Eravamo all’altezza della rotonda dell’Ipercoop quando, guardando nello specchietto retrovisore, ho visto un’auto che si avvicinava troppo alla mia. Aveva nevicato, le strade erano brutte e allora ho toccato i freni per far capire d i tenere la distanza di sicurezza. A quel punto il conducente di quella macchina ci ha superato, si è affiancato, ha cominciato a gesticolare e poi  ha cercato di farmi uscire di strada”. “Lui era davanti poi, giunto nei pressi dell’Avandero, si è fermato, ha parcheggiato, è sceso e si è appoggiato al finestrino. Mi sono fermato anch’io, volevo chiedergli il perché di quel comportamento ma non ho fatto neppure in tempo a parlare che mi ha colpito con uno schiaffo. A quel punto è intervenuto anche mio padre. C’era un po’ di confusione, lui continuava a fare movimenti circolari con il braccio, ma aveva le maniche lunghe non si vedeva cosa avesse in mano, sia io che mio padre cercavamo di schivare quei movimenti. Quando ho visto che cercava di aggredire mio padre gli ho dato un pugno, poi mi sono girato e in quel momento ho sentito la schiena bagnata. Perdevo sangue da un fianco”.  Fu una guardia giurata in servizio alla portineria di una ditta a prestare i primi soccorsi al ragazzo ferito. “Quello che era arrivato da solo in auto (l’imputato, ndr) se n’è andato mentre gli altri due si sono diretti verso di me; il giovane zoppicava ma quando è stato vicino ho visto che perdeva sangue e l’ho fatto entrare in portineria. Aveva la felpa tutta imbrattata di sangue che gli colava anche sulla gamba. Qualcuno ha chiamato i carabinieri mentre noi allertavamo i soccorsi”. E mentre i carabinieri arrivavano, lui, l’aggressore, si presentava in caserma; fu poi lui stesso ad indicare dove aveva gettato il coltellino. “Nella neve – aveva detto un militare in aula – trovammo il manico ma non la lama”. Il giudice ha mandato alla sede civile la liquidazione del danno ma ha disposto una provvisionale immediatamente esecutiva di 10mila euro per il ragazzo e 3000 per il padre, costituiti parte civile con l’avvocato Maria Criaco.

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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