NOVARA -22-10-17- “Il quadro emerso
nel corso del dibattimento ha messo in evidenza uno stalking particolarmente pesante; tantissime le telefonate e altrettanti i messaggi, dal contenuto minaccioso. Era arrivata a controllare anche i rifiuti, aveva dato fuoco al citofono, aveva inserito anche uno stuzzicadenti nella fessura”: così il pubblico ministero, che ha concluso con la richiesta di condanna a 3 anni e 3 mesi di reclusione. Sul banco degli imputati una novarese quarantenne, difesa dall’avvocato Giuliano Prelli che, stando a quanto avevano denunciato il suo ex compagno e la nuova fidanzata di lui, che nel processo si sono costituiti parte civile con l’avvocato Maria Lucia Infantino, non aveva accettato quella nuova relazione e per due anni li aveva letteralmente perseguitati. “La conobbi per caso nel 2012 - aveva raccontato in aula la donna - non sapevo che fosse la ex fidanzata del mio attuale compagno. Mi scrisse in facebook, feci l’errore di risponderle. Da lì è iniziato un fiume di messaggi tanto che ho dovuto bloccarla. Allora ha iniziato a tormentarmi sul cellulare inviandomi a tutte le ore del giorno sms; anche mentre ero al lavoro, danneggiando la mia professione. Poi abbiamo scoperto che lei si introduceva nella nostra proprietà, frugava tra i rifiuti alla ricerca di qualsiasi cosa potesse esserle utile per deriderci o tormentarci; avevo gettato io stessa nella spazzatura un biglietto che avevo lasciato per il mio compagno; l’avevo stracciato. Qualche tempo dopo mi è arrivata sul cellulare la foto dello stesso biglietto che lei, pazientemente, aveva ricomposto. Sono arrivata al punto da portarmi via i rifiuti….Quando poi ho trovato la mia macchina danneggiata abbiamo deciso di chiamare i carabinieri. Poi le minacce: “me la pagherai, infame”, “se ti vedo in giro ti ammazzo”. Sono stati due anni d’inferno”. E, oltre alla macchina danneggiata, per l’accusa anche il furto di un orologio di valore che lei aveva rubato dopo essersi introdotta nell’abitazione dei due; furto che poi avrebbe rivendicato con un sms: “venderò l’orologio e mi farò una vacanza” avrebbe scritto. Per la difesa “non c’era la consapevolezza della condotta”. Si torna in aula a fine novembre per eventuali repliche e sentenza.