1

tribunale novaraNOVARA -20-10-17-Sul suo capo pendevano

le pesanti accuse di violenza sessuale (nell’ipotesi più lieve), violenza privata e lesioni; per l’uomo, 44 anni residente nel Vco, il pubblico ministero aveva chiesto la condanna a 3 anni ma i giudici dopo una breve camera di consiglio lo hanno assolto “perché il fatto non sussiste”. Tutto era accaduto una sera d’agosto di sette anni fa; i due - la donna di nazionalità russa, poco più che trentenne che all’epoca dei fatti lavorava in un locale nel novarese - si erano conosciuti sul posto di lavoro di lei, avevano passato la serata insieme, qualche chiacchiera, qualche cocktail poi visto che lei non si sentiva bene, lui si era offerto di accompagnarla in macchina fino alla stazione di Novara dove avrebbe preso il treno per tornare a casa, a Torino. Ma, stando al racconto che la donna poi aveva fatto agli agenti della questura, avevano percorso solo pochi chilometri quando lui aveva iniziato ad “allungare le mani”; le aveva toccato un seno e poi le aveva infilato le mani sotto la gonna. Lei aveva cercato di sfuggire, ma la macchina era in movimento, l’abitacolo era piccolo, lui, nonostante le sue proteste, persisteva con quell’atteggiamento e così lei, per sottrarsi a quelle attenzioni, approfittando del fatto che lui aveva rallentato, aveva aperto la portiera e si era gettata fuori dalla macchina. Si era fatta molto male, aveva riportato la frattura di una gamba oltre a varie altre lesioni. Era stata portata all’ospedale di Novara dove poi era stata sottoposta anche a un intervento chirurgico, ed era stata giudicata guaribile in 30 giorni. Ai medici del pronto soccorso quelle lesioni, riportate in quello che veniva definito un “incidente”, anche se non c’era stata alcuna collisione fra auto, erano parse sospette e così, come prassi vuole avevano informato le forze dell’ordine. E lei, che non aveva denunciato quell’uomo, aveva raccontato ai poliziotti il perché di quella caduta dall’auto in movimento e a quel punto per il quarantenne era partita la denuncia e da lì il processo. Lui ha sempre negato; mai allungato le mani, lei quella sera era alterata dall’alcol. Per l’accusa nessun dubbio, per la difesa il “un racconto costruito” quello della donna; una denuncia tardiva la sua, arrivata a giorni di distanza da quei presunti fatti. Una lunga arringa, poi la richiesta di assoluzione. Richiesta accolta dai giudici che dopo una breve camera di consiglio lo hanno assolto “perché il fatto non sussiste”.

 
 
 
 
 
 
 
 
 

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicità in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di più o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Se prosegui nella navigazione di questo sito acconsenti l'utilizzo dei cookie.