NOVARA-09-10-17-La vita in casa
di quella coppia, lui italiano oggi 52enne, lei romena quarantenne, residenti nel novarese, stando almeno a quanto aveva raccontato la donna ai carabinieri (racconti peraltro suffragati anche da alcuni referti medici rilasciati dal pronto soccorso) era stata un vero e proprio inferno. Quattro anni, dal 2003 al 2007, costellati da botte, insulti e minacce di morte; un giorno del settembre del 2006 lui aveva addirittura cercato di investirla con l’auto. I primi insulti e le prime botte arrivarono poco dopo l’inizio della loro convivenza quando un giorno, mentre erano a passeggio, un uomo aveva iniziato a fissare con insistenza la sua compagna. Tanto era bastato per scatenare la sua violenta gelosia: erano rientrati a casa e aveva iniziato a picchiarla. Poi, qualche tempo dopo, sempre per futili motivi al termine di una discussione, l’aveva colpita sul viso provocandole la frattura delle ossa nasali e un trauma all’occhio. Quella volta lei però era andata al pronto soccorso, non aveva fatto il nome del compagno, forse per paura che la sua reazione diventasse ancor più violenta, ma aveva detto che conosceva la persona che le aveva provocato quelle lesioni. Ma poi aveva chiamato i carabinieri. E quando i militari erano arrivati a casa, lui, di fronte a loro, l’aveva guardata e le aveva semplicemente detto “io ti sotterro, hai finito di vivere. Sei un cadavere”. E poco più di un mese dopo quell’episodio, altre botte, altre lesioni. Ma oltre agli schiaffi e agli insulti anche le minacce; come quel giorno che al termine di un litigio lui le aveva mostrato una pistola o quell’altra volta quando le aveva balenato davanti agli occhi una bottiglia rotta minacciando di colpirla con quella. E non mancava occasione di dirle che le avrebbe portato via la figlia, per il mantenimento della quale, peraltro, lui, stando sempre a quanto aveva riferito la donna, non versava che pochi spiccioli, circa 10 euro al mese. Il processo, nel quale l’uomo è chiamato a rispondere delle accuse di maltrattamenti, lesioni e anche mancato versamento degli assegni per il mantenimento della figlia, è in dirittura d’arrivo; nell’ultima udienza il pubblico ministero Giovanni Caspani, ha chiesto la condanna a 5 anni di reclusione, solo per l’accusa di maltrattamenti (prescritto infatti il reato di lesioni). “Una excalation di percosse, minacce e ingiurie nell’arco di tre anni - ha detto il sostituto - che hanno portato la donna al pronto soccorso anche se lei tiene comunque in piedi questa relazione”; e proprio sulle dichiarazioni rese in aula dalla donna, che non si è costituita parte civile, ha fondato l’arringa il difensore. “Oggi - ha esordito il legale - ho sentito la donna spiegare perché aveva reso quelle dichiarazioni: “spesso per rabbia - ha detto - Per fargli del male”. E quando lei era andata al pronto soccorso, ha spiegato che era stata una gomitata involontaria. Le lesioni e i litigi ci sono stati, ma, come ha detto lei, la loro era una relazione caratterizzata da alti e bassi. “Magari alla mattina litigavamo - ha detto - ma a cena era già tutto passato ” ed ha concluso chiedendo l’assoluzione. Sentenza il 12 ottobre.


