NOVARA -08-10-17-Era il primo pomeriggio
di un giorno di maggio di sei anni fa quando la ragazza, da poco maggiorenne, di origini ivoriane da qualche anno in Italia con la famiglia, era uscita da scuola e si era avviata verso la stazione dei pullman. Mentre aspettava il bus per tornare a casa aveva incontrato quel ragazzo, all’epoca ventenne, ivoriano come lei ma residente a Novara ormai da più di dieci anni. Erano amici anche perché erano amiche le rispettive famiglie. “Era con suo fratello più piccolo, abbiamo parlato di quello che studiavo, cosa facevo a scuola poi mi ha detto se volevo andare casa sua a mangiare una pizza - aveva raccontato davanti ai giudici la ragazza che non si è costituita parte civile - Abbiamo preso il bus e siamo andati a casa sua ma quando siamo entrati ho visto che i suoi genitori non c’erano. Abbiamo mangiato la pizza, poi quando abbiamo finito di pranzare, lui ha detto a suo fratello di uscire a giocare…io ero seduta su un divano, lui si è avvicinato, mi ha spinto, mi ha strappato i pantaloni e ha iniziato a mettermi le mani addosso. Io non volevo, mi sono ribellata, gli ho dato un calcio e sono riuscita a scappare. Sono tornata di corsa alla stazione dei pullman e ho mandato un messaggio a una mia amica. Io non volevo fare denuncia, non volevo creare problemi soprattutto tra i nostri genitori”. “Era seduta per terra, piangeva, diceva che le faceva male dappertutto, diceva che quel suo amico aveva cercato di usarle violenza. Non volevo crederci, non mi sembrava possibile anche perché quel ragazzo lo conoscevo bene anch’io, sapevo che era fidanzato e conoscevo bene anche la sua ragazza. Però visto che lei piangeva e stava male, insieme a un’altra mia amica, abbiamo cercato di convincerla a chiamare l’ambulanza. Lei non voleva andare in ospedale; anzi: non voleva neppure farsi vedere tanto che è scappata”. Ma in mezzo a tutto quel trambusto qualcuno aveva già chiamato la polizia. Nonostante la reticenza, nonostante la vergogna, la ragazza aveva raccontato l’accaduto e per il giovane è scattata la denuncia per violenza sessuale. Il pubblico ministero ha chiuso la requisitoria con la richiesta di condanna a 5 anni di reclusione, la difesa ha invocato l’assoluzione. Si torna in aula a novembre per eventuali repliche e sentenza.