PIEMONTE- 08-02-2022-- Indennizzi emergenziali e iniziative di rilancio per salvare le attività economiche e professionali, compreso il settore dell’outdoor dal dilagare della peste suina africana. Secondo Legambiente la PSA sta, infatti, rappresentando una situazione di emergenza anche per il settore dell’outdoor e delle attività e professionisti collegati. Queste le richieste inserite nella proposta che Legambiente ha indirizzato al Ministro della Salute, Speranza, a cui si chiede anche di sospendere la caccia al cinghiale.
A inizio gennaio è stata confermata dalle Istituzioni sanitarie la presenza della peste suina africana in Piemonte e Liguria, individuando la “zona infetta” in un’area che ricomprende 78 Comuni piemontesi e 36 Comuni liguri. Ad oggi, sono 14 le carcasse di cinghiali risultate infette in Piemonte e 15 in Liguria, la prima carcassa è stata trovata nelle campagne di Ovada, in provincia di Alessandria. A seguito del ritrovamento delle carcasse di cinghiali infette, nelle aree coinvolte di Liguria e Piemonte sono scattate le misure di controllo della malattia attraverso una ordinanza del Ministero della salute e le conseguenti ordinanze emanate dalle Regioni Piemonte e Liguria, individuando la “zona di sorveglianza” e la “zona infetta”.
Per Legambiente se da una parte le misure intraprese sono indispensabili per il contenimento della malattia; dall’altra parte è importante e necessario adottare anche altri interventi rivolti a tutte le attività economiche e professionali. Oltre a ciò l’associazione ambientalista, con un appello diretto al ministro della Salute Roberto Speranza, chiede che venga emessa un’ordinanza che preveda il divieto per i prossimi 36 mesi della caccia nelle forme collettive al cinghiale (braccata, battuta e girata). Risulta, infatti, di tutta evidenza il fatto che l’attività venatoria aumenti molto la mobilità e gli spostamenti dei cinghiali, producendo l’aumento delle probabilità di diffusione della PSA.
“Le conseguenze, anche economiche innescate dalla peste suina africana sulle aree interessate sottoposte a restrizioni sono pesantissime. Per questo - dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente - è quanto mai urgente approvare un decreto che preveda per la zona infetta articolati e adeguati indennizzi in via emergenziale. La gravità della vicenda della peste suina africana rende inoltre palese che la gestione della fauna selvatica in Italia non può e non deve essere più abbandonata, come è stato negli ultimi trent’anni, nelle mani di soggetti privati, ma deve direttamente ed esclusivamente essere condotta da Enti pubblici, al fine precipuo di garantire efficacia ed efficienza a tutti gli obiettivi d’interesse collettivo, in primis l’equilibrio ecologico e sanitario”.
L’associazione ambientalista evidenzia, inoltre, l’urgenza che il Governo adotti il “Piano nazionale di controllo della specie cinghiale” che punti ad una significativa riduzione delle densità delle popolazioni, facendo uso esclusivamente di strumenti selettivi. Ultimo aspetto riguarda il fatto che l’attuale filiera suinicola, basata prevalentemente sull’allevamento intensivo e fonte di forti impatti sanitari, ambientali e sociali, rischia di aggravare ulteriormente l’attuale scenario.


