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Djalali foto

NOVARA - 25-11-2020 -- Nuovo appello di Amnesty International

per salvare Ahmadreza Djalali, il ricercatore esperto di Medicina dei Disastri che ha lavorato anche a Novara presso il Crimedim dell'Università del Piemonte Orientale. Nella giornata di martedì il ricercatore iraniano, detenuto nel proprio paese di origine dal 2016, ha potuto parlare telefonicamente con la moglie che abita in Svezia.

"Secondo quanto riportato ad Amnesty International da Vida - si legge nell'appello pubblicato su internet da Amnesty -  il ricercatore esperto di Medicina dei disastri e assistenza umanitaria, un tempo presso l’Università del Piemonte Orientale di Novara, attualmente detenuto in Iran, verrà trasferito in isolamento nella prigione di Raja’i Shahr a Karaj e sarà presto eseguita la sentenza capitale a cui è stato condannato.Ahmadreza Djalali è stato condannato in via definitiva a morte da un tribunale iraniano con l’accusa di “spionaggio”.Nella telefonata alla moglie Vida, duranta soltanto due minuti esatti, Ahmadreza ha spiegato che le autorità iraniane gli hanno detto che il tempo concesso è scaduto e che né la Svezia né il Belgio avevano dato seguito al suo caso.
L’avvocato e la sorella di Ahmadreza si recheranno all’ufficio del pubblico ministero per sapere cosa sta succedendo, ma le informazioni che trapelano sono molto scarse. Djalali è stato arrestato dai servizi segreti mentre si trovava in Iran per partecipare a una serie di seminari nelle università di Teheran e Shiraz. Si è visto ricusare per due volte un avvocato di sua scelta.
Le autorità iraniane hanno fatto forti pressioni su Djalali affinché firmasse una dichiarazione in cui “confessava” di essere una spia per conto di un “governo ostile”. Quando ha rifiutato, è stato minacciato di essere accusato di reati più gravi.
Ahmad avrebbe anche urgente bisogno di cure mediche specialistiche. Nell’ultimo anno, tre diversi esami del sangue hanno indicato che ha un numero basso di globuli bianchi. Un medico che lo ha visitato in carcere all’inizio del 2019 ha detto che deve essere visto da medici specializzati in ematologia e oncologia in un ospedale fuori dal carcere. Dal suo arresto il 26 aprile 2016, ha perso 24 kg e ora pesa 51 kg.
L’Università del Piemonte Orientale è sempre rimasta in contatto con Vida e ha messo in atto ogni possibile intervento, in accordo con le istituzioni nazionali ed europee, per richiedere la liberazione di Ahmadreza Djalali. Ahmad deve essere rilasciato subito, le accuse contro di lui sono infondate"

 

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